giovedì 1 luglio 2010

“..No creo que hay otra danza en el mundo donde se hayan echo tantas competencias y tantos campeonatos como en el tango...” RODOLFO DINZEL


"...Seguramente y porque lo trae geneticamente, el mismo hombre al que no le importa fallar en cualquier otra danza, no quiere hacer papelones bailando mal el tango, porque como dijmos, la danza siempre llevo implicito un alto grado de competencia, es mas, terminò siendo un factor integrante de la danza y de la cerimonia. Por esa causa rse reverenciaba esa pericia. Ante la evidencia de uno que estaba sobre el nivel del comun, partia enseguida la voz de aura “dejenlo solo”. Cuando ya la competencia habia sido quebrada por aquel que realmente bailaba mejor, partia de cualquiera el “dejenlo solo”. Era una forma de homenajear el alma y el espiritu del mas habil. Y no creo que hay otra danza en el mundo donde se hayan echo tantas competencias y tantos campeonatos como en el tango. Por otro lado esta competitividad ayudo a la poroliferacion de academias, instituciones o ambitos donde la gente se preparaba para demonstrar quien era. En todo club, en todo lugar, se concursaba por la copa, la copita, la mencion. Con el tango es siempre saber quien baila mejor. Fue importante hasta la decada del 40 bailar el tango, era parte de ser un buen porteno, Era mas importante que pagar los impuestos, entre otras tantas cosas. ..."

Autor RODOLFO DINZEL


TRADUZIONE di Nicola De Concilio "...Sicuramente e perché appartiene al suo corredo genetico, lo stesso uomo al quale non gli importa fallire in qualunque altra danza, non vuole fare brutte figure ballando male il tango, perché come detto, la danza reca sempre implicito un alto grado di competenza, con la conseguenza di rappresentare un fattore integrante della stessa danza e della cerimonia. Per questa ragione veniva omaggiata la perizia. Di fronte all’evidenza di un ballerino che oltrepassava il livello comune, scattava la voce "lo si lasci solo “(in pista). Quando già la competenza da parte di colui che realmente ballava meglio era stata dimostrata, partiva da chiunque il grido "lo si lasci solo." Era una forma di omaggiare l'anima e lo spirito del più abile. E non credo vi sia un'altra danza nel mondo dove si siano organizzate tante gare e tanti campionati come nel tango. D'altra parte questa competitività contribuì alla proliferazione di accademie, istituzioni o ambiti dove la gente si preparava per dimostrare il proprio grado di competenza. In ogni club, in ogni luogo , si concorreva per una coppa, coppetta, menzione. E’ connaturato al tango il sapere chi ballasse meglio.. Fino alla decade del 40, ballare il tango, era altresì parte dell’ essere un buon porteño. Persino più importante che pagare le imposte." ... Autore RODOLFO DINZEL


Rodolfo Dinzel “ El tango una danza” ed. Corregidor, Buenos Aires, 2008, Pag. 88,89 -


APPROFONDIMENTI


Rodolfo Dinzel Ballerino e coreografo, dal 1972 balla con la sua compagna Gloria Dinzel. Insieme viaggiano in tutto il mondo come artisti e docenti. Fondatori dell’ “Università del Tango di Buenos Aires”, presso cui sono titolari della cattedra di ballo, hanno creato e sviluppato un metodo pedagogico che è il risultato di ricerche ed esperimenti condotti in oltre 20 anni di lavoro. Il tango è inserito nei programmi ministeriali delle scuole argentine, dov'è insegnato proprio con il metodo dei Dinzel, che per primi hanno formalizzato, secondo figure a complessità crescente, tutte le variazioni possibili a partire dal passo base. (“El Tango, Una Danza. Sistema Dinzel de Notación Coreográfica."). Questo sistema ha permesso, tra l’altro, l'accesso alla danza anche a persone portatrici di handicap: il maestro Dinzel lavora con gruppi di persone non vedenti, malati di Parkinson, ragazzi affetti dalla sindrome di Down.



“…. La mia fortuna è stata conoscere grandi maestri, che mi hanno insegnato tutto. Rodolfo Dinzel, Antonio Todaro, Pepito Avellaneda, Juan Carlos Copes, Finito, Petróleo, Virulazo, Elvira: persone straordinarie….”