lunedì 28 giugno 2010

Tango European Championship, riflessioni conclusive di un partecipante. II Parte


Mi ero ripromesso di non intervenire più sull’argomento, anche in relazione al lungo post pubblicato all’inizio ; nella vita, come nella pista, ritengo bisogna far posto agli altri e saper ascoltare.
Quando le posizioni sono diverse dalla mia, ma esposte in forma civile, corretta, come negli ultimi interventi letti su facebook , mi sento stimolato ad intervenire e poi eventualmente tacerò di nuovo a lungo, dando spazio ad altri.
Sull’infortunio della Stampa /TV che “ha dato i numeri”, alcuni di noi , me compreso, ci eravamo già espressi. Mi si permetta di aggiungere che fa parte di quella maniera tutta contemporanea di riportare le notizie … Mancano purtroppo cronisti veri, in grado di conoscere i fatti per riportarli senza manipolazioni o strafalcioni.
La superficialità imperversa, si veda ad es. l’ articolo “La rabbia dei tangueri e la rissa su Facebook”, La Stampa , 25 giugno. Mi fa specie che nessuno si sia espresso per contestare l’affermazione virgolettata secondo la quale il tango esisterebbe in Italia da 20 anni, affermazione grave perché riportato in tutta evidenza al centro della pagina, senza alcuna ripresa e o commento successivo.. E’ bene si sappia che il tango fa il proprio ingresso in Italia fin dal 1913, data nella quale si aprono le prime "aristocratiche" accademie. Il Centro Borges a Buenos Aires ha dedicato nei mesi scorsi una mostra al “tango italiano,” “il tango nomade “ della cosiddetta “ diaspora” ponendo in evidenza le complesse ramificazioni del tango in Italia… L’ostracismo iniziale della Chiesa ecc. ecc. L’Istituto Italiano di Cultura di Buenos Aires ha inoltre prodotto una importante pubblicazione, che mi auguro venga presta tradotta in italiano, dal titolo “la Buenos Aires italiana”, vedi foto allegata. Altri importanti accordi ed eventi congiunti Argentina\Italia verranno attuati in occasione della festa del 150 anniversario dell’Unità d’Italia.
Le posizioni espresse dagli interventi su facebook sono molto più articolate e complesse di quanto riportato dall’articolo citato… ma si sa… meglio semplificare e banalizzare, seminando zizzania, come ce ne fosse bisogno, facendo da eco agli accenti più “rissosi” od offensivi.. come usa nella peggiore neotelevisione e tacendo su altri interventi più pacati e costruttivi

Venendo alla questione centrale, ciò di cui sarà difficile persuadermi è che la manifestazione “imputata” sia da proscrivere in quanto tale. Perché ? Mi chiedo.

Perché non può coesistere con altre ed essere una delle tante voci, espressioni di una “Capitale del Tango”?

Buenos Aires, culla del tango, non si sente menomata per il fatto di ospitare il campionato mondiale, che viene preparato con la disponibilità e collaborazione delle più importanti milonghe . Locali storici come Sin Rumbo, o Salon Canning, hanno aperto le loro porte per preparare e disputare le fasi eliminatorie.
Perché le stesse energie, senza che nessuno si senta con ciò obbligato, non possono essere convogliate anche in una manifestazione come il Campionato Europeo di tango che reca il coinvolgimento in prima persona del Governo de la Ciudad de Buenos Aires?

Comunque la si pensi la manifestazione si ripeterà, magari in un’altra città, ed in virtù anche semplicemente del passaparola, conterà sulla partecipazione non di 59 coppie provenienti da tutta Europa per il tango salon e 35 per il tango escenario , ( insuccesso? ) molte di professionisti, ma con significative eccezioni, bensì molte di più; alcuni di noi naturalmente seguiteranno nel frattempo a litigare sul “vero tango” ed a cimentarsi su altre questioni di lana caprina, come lanciare anatemi contro il business, il profitto….

Il business? Viene invocato come male da combattere…

Chi vive del proprio impieguccio di sicuro reddito, ha idea di cosa significa svolgere una professione tutt’altro che sicura come quelle in ambito artistico ? Penso ai miei colleghi di Liceo, pittori, scultori che peraltro hanno sostenuto dei concorsi, cioè delle” gare”, per ottenere la sicurezza economica di un impiego ; provate a domandare loro se senza le entrate sicure di fine mese avrebbero potuto seguitare con un’attività solo artistica. I maestri ballerini di tango professionisti non hanno neppure le spalle coperte dal Ministero della Pubblica Istruzione.

Il fatto che l’arte e la cultura siano beni immateriali non significa che non abbiano costi e non debbano permettere dei giusti guadagni, senza con ciò offendere i sentimenti “popolari”.

Ritornando al tango cittadino. Come tanti altri ho patito quando ha chiuso il Caffe Blue, quando ha chiuso la pregevole trasmissione radiofonica “Buena noche tango”.. e poi ancora il Procope… pezzi di storia del tango Torinese. Sapete perché hanno chiuso ? Per mancanza di capitali, di business.
Dove erano i professionisti della carta stampata? Dove erano censori del business? Mi sono trovato in scarsa compagnia a difendere queste “eccellenti esperienze” e ringrazio la Rivista Editango che sta resistendo tra mille difficoltà ( altro che business) , ricevendo spesso più critiche che elogi , per avermi dato la possibilità di esprimermi.

Raduni? Festival? Tango di strada?
Torino come Buenos Aires . Manifestazioni egregie di una città che vive anche di tango….

Domanda : perché devono essere vissute l’una contro l’altra ? Tutte fanno parte della variegata realtà del tango, perché demonizzare?

Il rischio è farsi imprigionare in quello che è uno dei mali dell’Italia di questi tempi, essere partitari di un gruppo o di una visione da contrapporre ineluttabilmente ad un’altra.

Personalmente non sopporto gli steccati, i muri… le barriere fisiche e mentali ….. e se tentando di superarle mi faccio male…. pazienza….

Don niko ( el tano )